L’opera di Luca Serasini spazia dal disegno alla pittura, dalla graphic novel all’arte elettronica e all’installazione su scala ambientale; si confronterà con le sculture di Alessandro Marzetti, leggeri e fluidi “nastri” in alabastro. Un percorso multi-materico e multidisciplinare quindi, caratterizzato da un allestimento con più piani spaziali e prospettive.
La mostra, a cura di Carlo Alberto Arzelà, nasce da un’idea dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Volterra con il patrocinio della Regione Toscana, ed è realizzata dall'associazione culturale Cantiere Nuovo in collaborazione con il Collettivo Distillerie, Volterra. Traendo spunto dal campo dell’astronomia, lo scopo del progetto è quello di “riattivare” un interesse, un’emozione, verso il significato delle costellazioni ridisegnandole in terra, rendendole così di nuovo riconoscibili all’occhio e allo spirito umano, e portando il visitatore indietro nel tempo fino ai primi momenti del nostro Universo, fino alla "nascita" delle stesse per come le conosciamo.

Due gli artisti per diversi linguaggi e materiali usati (il legno e la carta per Serasini, l'alabastro per Marzetti) che si compenetrano in un viaggio che, a partire dal Big Bang, porta il visitatore a riflettere, oltre che sullo sviluppo dell'Universo, anche sulla condizione dell'essere umano. Tra arte e artigianato, le sculture in alabastro di Marzetti rievocano simboli arcani e primordiali, segni essenziali presenti in ogni cultura sia essa occidentale o orientale. Sospese tra vuoti e pieni, le sue sculture accolgono lo spettatore in un’atmosfera silenziosa ed incantata: si interfacciano con le grandi sculture e con i disegni e rilievi di Serasini come tra mondi paralleli, tra di loro lontani, ma in comunicazione temporale.

mercoledì 25 ottobre 2017
LIBRI
STORIA DI VITA E DI ANARCHIA
di Angelo Gaccione
I potenti e gli uomini di potere (siano essi re, nobili, prelati, generali, condottieri, capi di stato e quant’altro) hanno sempre avuto, ed hanno, i loro cantori, i loro storici, i loro biografi. Quasi sempre si tratta di cantori prezzolati che hanno prestato i loro versi, i loro pennelli, le loro parole, per esaltarli o tramandarne le gesta, anche quando queste sono state indegne e immeritorie. Chi ai potenti si oppone ha, a sua volta, un obbligo morale importante: quello di prendersi cura e rimuovere dal buio della storia le vite di quanti a quei potenti e a quei poteri hanno detto no, e si sono ribellati. Rimuovere dal buio della storia le loro vite per consegnarle alla memoria collettiva, alle generazioni di oggi e di quelle che verranno, perché ne capiscano il valore, ne imitino l’esempio e ne perpetuino le idee.  È solo in questo modo che quegli uomini e quelle donne resteranno vivi e le loro idee giovani e imperiture. Per fortuna c’è, ed alquanto diffusa, una storiografia e una ricerca che di questo si fa carico; e lo fa con ammirevole passione, anche se priva dei mezzi che sarebbero necessari alla fatica. Trovo a questo riguardo oltremodo ammirevole che alcuni militanti libertari volterrani del Collettivo Distillerie: Pietro Masiello, Gianni Calastri e Bruno Signorini, abbiano intrapreso un viaggio fino in Belgio, assieme a Duccio Benvenuti, che ha strutturato il materiale del libro Storia di vita e d’anarchia, per raccogliere dalla voce di Ovidia Guelfi e della nipote Viviane, elementi utili a comporre un ritratto dell’alabastraio anarchico Guelfo Guelfi e di sua moglie Erminia Del Colombo, costretti dalla persecuzione fascista a lasciare la loro bellissima città di Volterra e trasferirsi, come tantissimi altri oppositori del regime, nella capitale belga. Informazioni il volumetto ne trae anche da altre fonti, come ad esempio quelle diplomatiche e di polizia custodite nel Casellario Politico Centrale dell’Archivio di Stato di Roma, ma verificare direttamente i luoghi che hanno visto agire la coppia, il quartiere dove hanno vissuto, il posto dove Guelfo ha scolpito le sue opere, immaginarsene il clima, ha un peso particolare in queste pagine. Il libro racconta di Guelfo sin da quando giovanissimo segue le orme paterne, imparando il mestiere di alabastraio che  praticherà nelle botteghe artigiane di Volterra prima e degli ateliers di Bruxelles poi. Ci sono la sua maturazione politica, l’impegno delle lotte, gli arresti, le fughe, le condanne, fino al riconoscimento del suo valore che è qualcosa in più di una semplice abilità di lavorante di alabastro. Il bassorilievo dedicato ad Errico Malatesta, il busto delle Gioconda leonardesca, la lapide all’educatore libertario teorico della Escuela Moderna, Francisco Ferrer y Guardia che ora fa bella mostra di sé sul bellissimo palazzo primi Novecento, proprio davanti al vescovado, e accanto a quella dedicata a Giordano Bruno, sono la prova tangibile del suo estro artistico.

Il libro è anche una piccola guida sull’antifascismo nella città di Volterra, ricco com’è di eventi, spunti, aneddoti, su un periodo storico difficile, ma contrassegnato da una grande solidarietà, e, soprattutto, da una indomita voglia di libertà. ANGELO GACCIONE