Una persona fumosa. Questa era l’espressione che Bashir
usava per chiedermi se una persona era famosa. Alla fine
avevo deciso di non correggerlo più, ci ridevamo insieme, in
effetti il confine tra famoso e fumoso talvolta è molto labile.
Ho conosciuto Bashir nel 2001, se non ricordo male, quando
assieme ad altri rifugiati e richiedenti asilo provenienti da
vari paesi del mondo è approdato a Volterra per far parte
della scuola di teatro-reportage del Teatro di Nascosto. Un
progetto rivoluzionario e avveniristico; un certo numero di
rifugiati e richiedenti asilo, che variava da 5 a 10, hanno
vissuto e lavorato a Volterra per alcuni anni con me e Annet
Henneman, responsabile e ideatrice del progetto. Una situazione
unica nel suo genere, dove la vita quotidiana collettiva
era scandita da lezioni di teatro, italiano, inglese, spettacoli
teatrali e dalle mansioni di vita comune quali cucinare, pulizia
degli spazi di lavoro e delle abitazioni dove vivevamo.
Anni di formazione e condivisione di storie ed emozioni che
hanno contribuito in maniera determinante a farmi crescere
come uomo e come attore. Bashir ne ha fatto parte per alcuni
anni, partecipando anche ad alcuni spettacoli teatrali della
compagnia, per stabilirsi poi a Firenze fino al 2012, l’anno
della sua prematura morte.
Siamo sempre rimasti in contatto e nel 2010 gli ho proposto
l’idea di trasformare la sua storia in uno spettacolo teatrale e
lui con entusiasmo ha accettato. Bashir scriveva delle poesie
bellissime. L’idea era quella di farle viaggiare di città in città
per raggiungere più persone possibili. E così con pazienza
ci siamo seduti sul tappeto della sua casa a Firenze dove
sorseggiando un tè e gustando prelibati piatti mediorientali
da lui preparati ho raccolto la sua storia che insieme alle
sue poesie è diventata La Bicicletta di Bashir. Lo spettacolo,
che ha debuttato nel 2012 e tuttora gira per piazze, scuole
e teatri della penisola, si avvale delle musiche dal vivo di
Marzio Del Testa con la collaborazione di Alessio Marolda,
la scenografia di Paolo Pineschi , la locandina di Nico “Lopez”
Bruchi e il patrocinio di Amnesty International. Il caso
ha voluto che nello stesso anno Bashir ci lasciasse, consegnandomi
in qualche modo il testimone della sua storia da
raccontare.
Quella che segue è la trascrizione delle interviste da me effettuate
e la traduzione di alcune delle sue poesie, purtroppo
la maggior parte delle sue poesie sono andate perse dopo
la sua morte. Ringrazio di cuore gli autori delle traduzioni,
Nima, Rachele Ghiloni e Luce Laquaniti. Un altro ringraziamento
speciale va a Francesco Del Casino, autore degli
splendidi disegni.
Nella trascrizione delle interviste ho voluto mantenere in
parte la sua lingua, un italiano non sempre corretto ma assai
più vicino a quello che era il suo modo di esprimersi.
Gianni Calastri                             Volterra, Giugno 2020

disegno di Francesco Del Casino