Volterra città anarchica. Un invenzione letteraria o un dato storico antropologico?

Parte da questo non trascurabile dettaglio la redazione di “Cravatte nere, Storie degli anarchici a Volterra” scritto da Duccio Benvenuti ed edito da Distillerie, tentativo di riordino storico di molte vicende volterrane, spesso provenienti dalla tradizione orale quindi prossime all’oblio, che hanno gli anarchici come protagonisti. Le rivolte del primo Ottocento, l’associazionismo della Volterra post unitaria, i moti alabastrini. Le vicende giudiziarie dei grandi processi dell’inizio del Novecento, l’anticlericalismo, il pacifismo degli anni della Prima Guerra Mondiale, l’arditismo anti-fascista, la solidità degli anni bui, le carceri, gli esili, la Liberazione. Ma anche i raduni gremiti, le merende, le evasioni rocambolesche, gli scultori, la solidarietà, la cospirazione, le osterie, le botteghe, le partenze e i ritorni.

Volterra città anarchica sicuramente suo malgrado, incastrata fra il suo dna di città dedita alla lavorazione degli alabastri, professione alquanto comune fino ad anni recenti e viatico di passione civile, spirito libero, laicità intellettuale, e di città fortezza, città degli esili delle carceri, dei manicomi.

Già lo scultore Mino Trafeli ritrovava quella spinta ideale nella sua formazione nel ricordo della militanza nella bottega del padre in via del Mandorlo, covo dei libertari anche negli anni bui del fascismo. E Carlo Cassola stesso ricordava i pessimi bracieri per riscaldare le botteghe del Borgo San Giusto dove ci si radunava fra sovversivi nei tardi anni trenta, come le osterie dense di fumo con le vedette per avvertire dell’arrivo dei fascisti, quasi fossero luoghi immaginari, luoghi dell’utopia, “come se si fosse stati nella casbah di un film con Jean Gabin”.

Non sono invece momenti e luoghi casuali, scontati o immaginari. Hanno nomi e cognomi visi e motivazioni. Sono le storie dei Fratelli Bernardeschi, di Pietro Gori, Cesare Batacchi, Guelfo Guelfi, Umberto Raspi, Enrico Malatesta e molti altri.

Sono le storie volterrane dell'utopia, dell'impegno, della scossa libertaria che non muore mai.

Il volume è arricchito da un'introduzione di Pietro Masiello e dalle illustrazioni di Alessio Marolda.

 

Volterra anarchic city. A literary invention or a historical anthropological?
Part of this significant detail the drafting of "Le Cravatte nere, Storie degli anarchici a Volterra" written by Duccio Welcome and published by Distilleries, attempt to reorder town of Volterra many events, often coming from the oral tradition then the next oblivion, which have anarchists as protagonists. The riots of the early nineteenth century, associations of Volterra post unitary motions alabaster. The judicial processes of the great beginning of the twentieth century, anti-clericalism, the pacifism of the years of the First World War, the anti-fascist audacity, the solidity of the Dark Ages, prisons and exiles, the Liberation. But even the crowded gatherings, the snacks, the daring escapes, sculptors, solidarity, conspiracy, taverns, departures and returns.
Volterra city anarchist certainly in spite of himself, wedged between his DNA of a city dedicated to the processing of alabaster, profession quite common until recent years, and encouragement of civic passion, free spirit, secular intellectual, and the fortress city, city of exiles of prisons, asylums.
Already the sculptor Mino Trafeli found himself the ideal thrust in his training in the memory of militancy in his father's workshop in Via del Mandorlo, lair of libertarians even in the dark years of fascism. And Carlo Cassola himself recalled the bad braziers to warm the shops of Borgo San Giusto, where we gathered between subversives in the late thirties, as the taverns full of smoke with the lookouts to warn of the arrival of the fascists, as if they were imaginary places, places utopia, "as if he had been in the casbah of a film with Jean Gabin."
They are not random times and places, discounted or imaginary. They have names and surnames faces and motivations. These are the stories of the Brothers Bernardeschi, Pietro Gori, Caesar Batacchi, Guelfo Guelfi, Umberto Raspi, Enrico Malatesta and many others.
These are the stories of Volterra utopia, commitment, libertarian shock that never dies.
The volume also contains an introduction by Pietro Masiello and illustrations by Alessio Marolda.

 

le illustrazioni di Alessio Marolda per il libro